La mia storia con la Cooperativa, il Gruppo Valdinievole e il “capannone” inizia a ottobre del 2005. Già conoscevo queste realtà perché dalla seconda metà degli anni ’90 il fondatore Giovanni Moschini era rappresentante presso la ditta dove io ho lavorato fino alla fine del 2002 e in qualche occasione era stata organizzata una partita di calcio tra i ragazzi del “Gruppo” e i dipendenti della ditta, per diffondere e sensibilizzare le persone sullo scopo sociale della comunità.
Una esperienza negativa presso un’azienda tra il 2003 e il 2005 mi lasciò senza lavoro e l’offerta di Giovanni per entrare in questa realtà fu, a quel tempo un’ancora di salvezza.
Conobbi così Margherita, moglie di Giovanni, Federico, Maurizio, Libero, Clelia, Camilla, Francesco e tanti altri collaboratori di Giovanni per la Coop e per il Gruppo.
Gli inizi non furono per niente facili e, anche se il lavoro scorreva piuttosto bene, la quantità di ore che passavamo in Cooperativa era, a volte, davvero impegnativa.
Avevamo molti clienti importanti che fornivano commesse di lavoro fondamentali all’esistenza di tutta la nostra struttura e niente andava tralasciato per la riuscita delle varie produzioni.
Davvero erano fondamentali, a quel tempo, le motivazioni che Giovanni e tutti i suoi collaboratori spendevano per tenere unito il gruppo molto eterogeneo di persone che però riuscivano a guardare sempre in avanti verso lo scopo principale e importante di tutta questa storia: uscire dalla droga.
Alla fine del 2009 Giovanni decise di lasciare la comunità e il “capannone”, affidando ai suoi più stretti collaboratori l’incarico di proseguire nella sua opera. Fu un trauma piuttosto importante per tutti noi, compresa la Daniela che prese il posto di Margherita alla contabilità e con la quale ho condiviso il percorso della cooperativa fino ad oggi. Ma dopo i primi momenti di smarrimento e rimboccandosi tutti le maniche, riuscimmo a partire con un nuovo assetto e anche con un nuovo slancio consapevoli che l’avventura intrapresa era davvero da far tremare le vene…
Con il passare degli anni altri ragazzi hanno avuto la possibilità di entrare a far parte di questa grande famiglia e ancora adesso danno il loro fondamentale contributo per proseguire questa storia così unica e, in parte, purtroppo anche drammatica.
Ho conosciuto tanti uomini e donne giovani e meno giovani durante questi anni, ma alcuni episodi segnano in positivo e purtroppo anche in negativo la mia esperienza. Di alcune persone ho un ricordo di felice uscita dalle dipendenze e, nel corso degli anni, di una vita serena e lontana da ogni tipo di ricaduta.
Per altre persone la vita è terminata spesso in modo drammatico e senza via di scampo.
I molti ricordi che ho su alcuni di loro fanno parte del mio bagaglio di esperienze da conservare gelosamente nella mia memoria.
Durante il mio cammino ho sempre cercato di trasmettere alle persone motivazioni concrete, derivanti dal mio percorso di vita, per aiutare a gestire i timori e le incertezze che segnano il percorso da condividere con altre decine di persone estranee tra di loro e strette tra le comunità e il “capannone”.
Naturalmente, quando qualcuno mi chiedeva una parola, un consiglio, portavo la testimonianza da persona “normale” cioè mai stata in balia di sostanze, alcol, farmaci ecc.ecc., cercando di far capire a tutti con quante difficoltà si portano avanti le responsabilità di una famiglia, un luogo di lavoro, le amicizie.
Non ho mai avuto la pretesa di essere ascoltato da tutti in questo contesto, ma con il trascorrere degli anni mi sono accorto che, a mie sensazioni, tutto quello che girava intorno alla Comunità si stava trasformando.
Soprattutto stavano cambiando le persone che entravano per cercare di disintossicarsi dalle varie sostanze.
Mi è sembrato che piano piano soprattutto nei giovani, si sia insinuato il demone dello sballo a tutti i costi, a basso costo e di facile reperibilità.
Sempre più sostanze chimiche e farmaci e alcol mischiati in quantità abnormi senza la minima cognizione degli effetti che provocano tali sostanze.
Chi cade nella tossicodipendenza o nell’abuso di alcol non si rende conto della realtà che lo circonda ma tende a soddisfare con qualsiasi “mezzo” disponibile l’impulso tragico/terribile, che l’astinenza provoca nel corpo e soprattutto nella mente.
In questi anni passati al “capannone” penso di aver avuto la possibilità di “conoscere”, anche se in parte, alcuni tratti distintivi e comportamenti tipici derivanti dall’uso di sostanze; quel poco che so ho cercato di trasmetterlo nella mia famiglia, parenti e amici ogni qualvolta ne abbia avuto la possibilità, in ogni ambito e con qualsiasi interlocutore.
Portare la mia testimonianza a chi mi ha fatto domande sulle dipendenze e dare il giusto senso a quello che ho fatto in questi anni mi hanno ampiamente ripagato di una moneta rara. Riuscire a portare l’attenzione su questa drammatica situazione che coinvolge tutta la nostra società penso sia il modo più giusto per sensibilizzare quante più persone. Provare tutti insieme a rompere le omertà di una società sempre più votata all’individualismo e all’egoismo più sfrenati, dove non c’è posto e attenzione per aspettare gli ultimi, quelli in difficoltà, gli emarginati.
La mia più grande speranza è che nella società civile e dalle famiglie in particolare, si parli e ci si confronti con tutti i giovani di oggi senza pregiudizi, senza distinzioni e tabù.
Le dipendenze, la droga, l’alcol sono una responsabilità di tutti, da combattere tutti insieme e non da sventolare come un vessillo da crociata. Se lo capiremo tutti, se saremo meno sordi e indifferenti avremo fatto un passo in avanti davvero importante.

Last Updated on 23 | Dicembre | 2024