A prima vista sembrerebbe una cosa banale, una frase indefinita e generica. In realtà vale la pena di leggerla con più attenzione, entrando nel profondo di ciò che le parole nascondono.
“Ricordatati” è l’ammonimento, la provocazione che sta all’opposto della dimenticanza. È possibile che ci si scordi di vivere e che si dimentichi del perché siamo al mondo? Siamo in un’epoca di grande velocità, come se tutto dovesse accadere rapidamente. La lentezza è considerata un difetto, e il tempo non è mai abbastanza, e così siamo sempre a rincorrere, sempre con il fiato corto. E, si sa, quando si va di fretta è facile scordarsi tante cose. Scordarsi della bellezza che ci circonda e di cui non ci accorgiamo, o del valore che c’è in ogni incontro, o anche di difendere i più deboli, e di lottare per la giustizia, o di ascoltare per capire, e alla fine scordarsi di sé stessi.
E poi ancora scordarsi di ciò che si è ricevuto, di quanti occhi ci hanno guardato amorevolmente, di quanti abbracci gratuiti abbiamo ricevuto, di quanta vita abbiamo respirato.
Insomma, siamo tutti a rischio di scarsa memoria! E allora ricordiamoci, perché in quello stare all’erta troveremo infinite sorprese.
“Di vivere” è la seconda parte ,e questo appare ancora più banale, a prima vista. Come si fa a “vivere senza vivere”? Esiste la “non vita”, distinta dalla morte? E, ancora, possiamo pensare di sopravvivere e non di “vivere”, e che differenza c’è tra le due cose?
Ci troviamo di fronte a una vera e propria crisi della responsabilità nel prendersi cura e difendere il dono più prezioso che abbiamo ricevuto, la vita stessa. La serietà del nostro impegno, il valore del lavoro come espressione delle nostre migliori capacità, il desiderio di apprendere sempre per migliorarci, il rispetto assoluto per ogni forma di vita umana e della natura: tutti questi argomenti sono considerati “vecchi” e quasi ridicoli di fronte all’apologia crescente della superficialità e all’ipotesi che l’apparenza sia il criterio di felicità umana. Stiamo adottando il modello di una libertà individuale a tutti i costi, indipendentemente dalle conseguenze che ciò comporta per gli altri. Quindi, anche ciò che è chiaramente dannoso per sé stessi e per gli altri viene miracolosamente trasformato in un valore da difendere, alimentando campagne di disinformazione che esaltano la libertà di ogni individuo di fare ciò che preferisce. I giovani crescono all’interno di questa farsa e si convincono che sia un loro diritto farsi una canna, assumere pillole o sostanze stupefacenti, privandosi così della propria lucidità e, di conseguenza, della capacità di fare scelte responsabili. Le dipendenze sono diventate purtroppo un tratto distintivo delle società che si definiscono evolute, ponendo molti interrogativi sul senso di ciò che noi chiamiamo oggi sviluppo. Attualmente sembrerebbe, e in parte lo è, anacronistico parlare “solo” di droga, tanto è grande il campo del malessere che affligge molte persone e della ampiezza degli strumenti usati per fuggire dalla realtà. La velocità a cui sempre più leghiamo le nostre relazioni e i nostri stili di vita ci coinvolge in progressive e crescenti disattenzioni, condizionando la qualità del nostro vivere e depauperando il nostro capitale umano. Nel frattempo, l’intelligenza artificiale e altre dimensioni virtuali stanno diventando avversari potenti rispetto alla normale “fatica del vivere”. Nei prossimi 10 anni, dovremo prendere decisioni etiche estremamente importanti che richiederanno la massima responsabilità compresa una grande lucidità di ognuno. In questo scenario, una parte della società, affetta da egoismo, difende il diritto di drogarsi e costruisce campagne di comunicazione subdole che esaltano la leggerezza apparente delle droghe, descrivendo come proibizionismo la responsabilità degli adulti di dire “no” a ciò che è dannoso per la vita dei propri figli. Ma il nostro dovere è tenere sempre a mente la convenzione ONU sui diritti dei minori, che prevede appunto, tra i 10 punti più importanti, quelli di essere amati, compresi, educati e protetti. Raccontargli che alterarsi con una canna è una cosa “leggera” risponde a questi diritti?
E non solo, negli ultimi 10 anni, come italiani, siamo passati dal 5% al 13,6% di minori che vivono in povertà assoluta e abbiamo il tasso più alto in Europa di coloro che sono a rischio di esclusione sociale, ben 2.725.000 persone. Oltre ai 700.000 bambine e bambini che soffrono di profonda povertà educativa. Esiste un legame tra questi dati e le droghe, poiché un popolo che viene mantenuto nell’ignoranza e privato della propria lucidità è sicuramente più debole nella partecipazione al processo di miglioramento della società.
Credo che sia giunto il tempo di cambiare il modo in cui trattiamo questi argomenti. Credo che sia questo il momento della responsabilità educativa diffusa, che richiede lucidità e un apprendimento continuo, e grandi alleanze oltre ogni ideologia. Oltre a contrastare con fermezza ogni “fuga dalla vita”, dobbiamo curare la radice da cui tutte si generano, che è la progressiva solitudine dell’uomo. Sono fiducioso che le nuove generazioni, oltre ad impegnarsi nella giusta battaglia per il clima, sapranno mettere al centro le scelte per una vita autentica, impegnata e piena di amore per sé stessi e per gli altri. Sapranno dire “no” a qualsiasi tipo di droga, se sapremo accompagnarli, un passo indietro. E se, tutti insieme, ci ricorderemo ogni giorno di VIVERE!
Federico Samaden (Dicembre 2023)
Last Updated on 24 | Settembre | 2024