Viva la Vita!

Solo per un po’, poi mi sistemo (Lorenzo P.)

Non so come partire per scrivere questo articolo su di me e la mia vita, o perlomeno una parte di essa. Cercherò di iniziare nel modo più semplice.
Sono Lorenzo, ho 23 anni e ad oggi sono quasi 12 mesi che ho intrapreso il mio percorso comunitario per risolvere un grande problema che stava piano piano distruggendo la mia vita senza accorgermene, quindi ho cercato aiuto al Gruppo Valdinievole facendo un colloquio con Maurizio Maggi che mi ha accolto nel migliore dei modi.

Ho iniziato a fare uso di cocaina all’età di 17 anni e a diventarne dipendente in modo sempre più compulsivo ma con la convinzione che avrei smesso quando avrei voluto.

Fondamentalmente ho provato a sniffare la prima volta solo per curiosità, con l’utopica idea che fosse solo per quella volta li e basta. L’idea di essere diventato dipendente mi schifava e anche l’idea di dover entrare in comunità non era concepibile e neanche lontanamente da me accettata. La vedevo come una sconfitta personale. Pensavo “Boia de! Io che vado in comunità…non esiste!”
Ed invece eccomi qua….è già.

Le mie giornate erano tutte uguali, una routine tra droga e lavoro, perdendo la cognizione del tempo ed una riga a qualsiasi ora del giorno, era diventata un habitué. I primi tempi per avere voglia di fare uso di cocaina dovevo essere abbastanza ubriaco e magari anche con una serata programmata ma poco dopo la “coca” ha preso il sopravvento; se prima servivano dieci birre, ora mi bastava solo un bicchiere d’acqua per sniffare ed ero arrivato al punto in cui al posto di prendere un caffè, facevo una “botta”.

Preciso che ho sempre e solo “pippato”, niente di più.Questo “sempre e solo” mi ha portato alla rovina. Più e più volte i miei genitori hanno tentato di aiutarmi invano, perché io fondamentalmente continuavo a fare quello che volevo. In questo periodo stavo iniziando in modo frequente a fare uso della mia “Lady”, la cocaina.
I miei genitori erano inconsapevoli di tutto ciò fino a quando una sera ero in un locale gestito da un amico di famiglia il quale vedendomi fare dei movimenti strani si insospettì che ne facevo uso e comunicò ai miei genitori il fatto.
La domenica successiva i miei genitori mi invitarono ad aspettarli in casa per chiarire questa cosa, così vollero subito farmi dei test. Mia madre chiese al suo compagno Daniele di andarli ad acquistare in farmacia ma, lui, venuto a conoscenza tramite un mio messaggio che “non ero pulito”, quando tornò a casa mi salvò dicendo: “Un ce n’hanno più, son finiti!” ma mia madre ribatté al volo:”No, tranquillo, un ce n’è più bisogno, tanto ha già confessato tutto!”.


A dire il vero, cinque o sei mesi sono riuscito a stare senza la sostanza. C’era anche un fattore non indifferente, quello che mia mamma ogni giorno mi faceva i test antidroga. Nonostante ciò, in quel periodo mi sentivo convinto veramente di smettere…di smettere veramente. Questo periodo fu cancellato dall’ennesima ricaduta, dovuta al classico “la riprovo solo stasera”. Una volta ricordo che mia madre mi chiese di fare il test, dopo un po di tempo, ed io non lo feci. Sorsero dei dubbi ancora più profondi che la fecero preoccupare nuovamente, ma io non le diedi peso e andai a fare la stagione sperando di staccare con la convinzione di rimettermi in sesto. Così non andò, rifeci casini anche li in soli venti giorni. Tornato a Livorno ebbi la fortuna di trovare un altro lavoro visto che i miei avevano deciso di non volermi più a casa quindi fui costretto a mantenermi. Purtroppo però dopo un altro po di tempo mandai tutto allo scatafascio ancora una volta, facendo debiti di droga e perdendo completamente il controllo della situazione.
Saldato i debiti con l’aiuto dei miei genitori e mettendosi per l’ennesima volta al tavolino presi la sana decisione di cambiare abitudini e di frequentare una palestra. Tutto questo ebbe vita breve perché ci ricascai di nuovo e dopo ancora altri eventi, l’ultimo cruciale dove mio padre dandomi l’ennesima possibilità di accogliermi in casa con mio nonno, lo ferì nuovamente, facendomi “beccare” in bagno con la cocaina.
A quel punto avevo finito le chance. Ero destinato a stare in strada. Riuscì a sopravvivere pochi giorni nella mia macchina finché non ce la facevo più. Andai a chiedere aiuto a mia zia, che mi diede il coraggio di affrontare mia madre per trovare l’ultima soluzione. Insieme a loro ma in primis convinto io, contattai la comunità, il Gruppo Valdinievole.
Mi sto rendendo veramente conto del male che mi stavo facendo e che provocavo alle persone a me più care. Avevo perso gli affetti, non davo più importanza a niente, un abbraccio di mia mamma non mi suscitava più quel calore e quell’amore, ma era un semplice gesto.

Adesso ad un anno di comunità posso dire che il Gruppo Valdinievole mi sta aiutando moto a riscoprire quanto sia bella la vita senza essere condizionati e/o schiavi di una sostanza che prima o poi alla lunga la vince su di te. Gli esempi, i vissuti, le ricadute e le emozioni che ho trovato qua al G.V. Mi stanno insegnando molto e mi stanno facendo capire l’importanza della vita.

Ho capito quanto ho fatto soffrire, ho capito l’importanza degli affetti…quelli veri e ho capito che la vita è una sola e viverla è molto meglio e molto più bello che sopravviverla.

Lorenzo.




Last Updated on 24 | Settembre | 2024

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